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Immagine del redattoreGiovanna Rombaldi

Il Natale nell'arte contemporanea

La rappresentazione del Natale ha tradizionalmente una forte connessione con l'iconografia classica, influenzata dai grandi artisti italiani del Rinascimento e del Barocco, tra il Quattrocento e il Seicento. Tuttavia, volgendo lo sguardo all'arte contemporanea, ho voluto esplorare una visione del Natale che rispecchiasse il nostro mondo moderno, a partire dall'inizio del Novecento. In questo contesto, il Natale non è più solo una celebrazione religiosa, ma si arricchisce di nuovi significati legati alla società odierna.

Così, l’arte contemporanea non solo rappresenta il Natale ma lo riflette, proponendo una lettura più complessa e sfumata dei suoi valori, lontana dalle semplici immagini di angeli e presepi, ma capace di rivelare le sfide e le contraddizioni del nostro presente.


La nascita di Cristo, Paul Gauguin




“La nascita di Cristo” (1896) di Paul Gauguin è un'opera straordinaria che rivisita la tradizionale scena della Natività attraverso il filtro della visione simbolista e del profondo legame dell'artista con la cultura polinesiana, sviluppato durante il suo soggiorno a Tahiti. Quest'opera riflette l'intento di Gauguin di fondere il sacro e il profano, reinterpretando temi religiosi con uno sguardo moderno e universale.

La scena della Natività è trasposta in un contesto esotico, con figure e paesaggi ispirati alla cultura e all’ambiente di Tahiti. La capanna, i tessuti e gli elementi naturali sostituiscono la tradizionale grotta o stalla della tradizione cristiana.

Maria è rappresentata come una giovane donna tahitiana, sdraiata con un atteggiamento sereno e contemplativo, che richiama l’immagine di una madre terrena e intima.

Gesù Bambino è raffigurato in modo semplice, evocando una nascita umile ma intrisa di spiritualità.

Le altre figure che popolano la scena hanno tratti polinesiani, suggerendo un’umanizzazione della sacralità e un’integrazione culturale.

Gauguin utilizza toni caldi come l’arancio, il rosso e il marrone, alternati a verdi e blu profondi. I colori non sono naturalistici, ma evocativi, sottolineando l’atmosfera mistica e onirica.

Gli animali, spesso presenti nelle scene di Natività tradizionali, sono ridotti o reinterpretati, lasciando spazio a un linguaggio più astratto.

I dettagli decorativi e i motivi floreali sono tipici dell’arte polinesiana e si mescolano ai simboli cristiani, creando una sintesi unica.


Questa rappresentazione non è solo una reinterpretazione della Natività, ma anche una riflessione sul sincretismo culturale e religioso. Gauguin trasforma il mito cristiano in una narrazione universale, dove il sacro è profondamente radicato nella natura e nella vita quotidiana.

L'opera è anche un manifesto della sua filosofia artistica: il ritorno a una condizione primitiva, libera dalle convenzioni occidentali, e l’esplorazione di una spiritualità autentica e universale.

Contesto storico

Nel 1896, Gauguin viveva a Tahiti, cercando di allontanarsi dalla modernità e dal materialismo dell’Europa. La sua arte di questo periodo riflette il fascino per la cultura polinesiana, ma anche un costante dialogo con i temi spirituali e simbolici dell’Occidente. “La nascita di Cristo” è una delle tante opere in cui Gauguin unisce i suoi interessi personali – religione, mitologia, esotismo – in un linguaggio pittorico profondamente innovativo.

Lo sapevi che:

  • L’opera è parte di un corpus di lavori in cui Gauguin esplora temi biblici reinterpretandoli attraverso l’estetica simbolista.

  • La scelta di rappresentare una Natività polinesiana riflette il suo desiderio di esprimere un messaggio di spiritualità universale, che trascende le barriere culturali e geografiche.




Natività, Marc Chagall



Marc Chagall, il cui nome ebraico era Moishe Segal e quello russo Mark Zacharovič Šagal, è stato un pittore russo naturalizzato francese, d'origine ebraica chassidica.

La Natività di Marc Chagall è un'opera che riflette lo stile onirico e poetico caratteristico del maestro russo-francese, intrecciando temi biblici con il suo immaginario personale e il suo bagaglio culturale ebraico. Chagall, pur non essendo cristiano, ha spesso rappresentato scene della vita di Gesù, interpretandole come simboli universali di amore, sofferenza e redenzione.

Attraverso questa scena, Chagall sembra voler celebrare la nascita come un evento che unisce e ispira tutti, indipendentemente dalle fedi religiose.

L’opera di Chagall (realizzata in diverse versioni e contesti) non è mai una rappresentazione convenzionale. Ecco alcune caratteristiche tipiche:

  1. Colori vividi e simbolici: Chagall utilizza una palette di colori intensi, con toni di blu, rosso e oro che trasmettono spiritualità e misticismo. Il blu spesso domina, evocando una dimensione celeste e ultraterrena.

  2. Figure fluttuanti: Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù non sono rigidamente legati alla realtà fisica; spesso sembrano galleggiare in un'atmosfera sospesa, quasi sognante. Gli angeli e altre figure sovrannaturali sono una presenza ricorrente, enfatizzando il legame tra il cielo e la terra.

  3. Ambientazione fantastica: I paesaggi e gli edifici che circondano la scena sono spesso ispirati ai villaggi ebraici (shtetl) della Russia orientale, un riferimento alla sua infanzia. Questa fusione tra il mondo biblico e la sua cultura d'origine crea un'atmosfera unica.

  4. Simbologia e narrativa emotiva: Chagall non si limita a illustrare la scena sacra; piuttosto, la trasforma in un racconto emotivo universale. La madre e il bambino emanano calore e intimità, mentre le figure circostanti possono rappresentare speranza, fede e connessione con il divino.

Lo sapevi che:

  • Le sue opere bibliche, tra cui le Natività, fanno parte di un corpus più ampio di opere ispirate al messaggio spirituale e universale della Bibbia, che Chagall ha approfondito in commissioni come le vetrate della cattedrale di Metz e del museo Marc Chagall di Nizza.

  • La sensibilità ebraica dell’artista emerge spesso nei dettagli, come l'inclusione di simboli che richiamano la sua eredità culturale, reinterpretata attraverso un prisma ecumenico.




Morning Star, Hiroshi Tabata


L'opera "Morning Star" (1998) di Hiroshi Tabata è un dipinto ad olio che rappresenta una scena della Natività, con uno stile espressionista che unisce spiritualità e introspezione. La composizione enfatizza l'intimità della Sacra Famiglia, con la Vergine Maria che guarda il Bambino Gesù con dolcezza, mentre Giuseppe osserva con meraviglia le attività angeliche nel cielo.

La scena è arricchita dalla presenza di animali nel primo piano, tra cui una pecora, un asino e un pappagallo amazzonico, che richiama il periodo vissuto dall'artista in Brasile. Sullo sfondo, pastori e re magi si muovono verso la luce divina, che illumina la scena e richiama il significato epifanico dell'opera. La luce stellare, elemento centrale, conferisce un'atmosfera di serenità e mistero, sottolineando il tema della rivelazione divina.

Tabata, convertito al cristianesimo dopo la sua esperienza con il popolo Xingu in Brasile, ha descritto la Bibbia come una fonte inesauribile di ispirazione, e questa prospettiva permea profondamente la sua arte.



Nativity, David LaChapelle



L'opera "Nativity" di David LaChapelle è una reinterpretazione moderna e vivida della tradizionale scena della Natività, realizzata nel 2012. LaChapelle, noto per il suo stile iperrealista e fortemente simbolico, colloca la scena in un contesto contemporaneo e interculturale, allontanandosi dai canoni classici delle rappresentazioni bibliche occidentali.

In questa composizione, la Vergine Maria tiene in braccio il Bambino Gesù, seduta sulla sabbia, circondata da elementi simbolici che mescolano iconografia religiosa tradizionale e riferimenti culturali globali. Ad esempio, al posto del bue tradizionale, compare un uomo con una maschera da bue, richiamando le cerimonie religiose che utilizzano maschere in diverse culture. Una figura avvolta in rosso rappresenta il pastore, un colore simbolico dello Spirito Santo.

Gli elementi naturali, come un albero che simboleggia l'Albero della Vita, si combinano con la presenza di un leopardo umanoide, evocando regalità e forza. LaChapelle utilizza questa miscela di elementi per creare un'opera che va oltre la narrazione biblica tradizionale, suggerendo una riflessione universale sulla spiritualità e il significato della nascita divina.

La scelta stilistica, tipica del fotografo, è caratterizzata da colori intensi e un'estetica teatrale, che dà vita a una scena che è al contempo familiare e profondamente innovativa.



Scar of Bethlem, Banksy


"Scar of Bethlehem" di Banksy, creata nel 2019, è un'opera d'arte provocatoria esposta al Walled Off Hotel a Betlemme, un luogo che si affaccia sul muro di separazione israeliano. L'opera rappresenta una scena della Natività in cui Maria, Giuseppe e Gesù bambino sono collocati davanti a un muro grigio con un grande foro causato da un proiettile. Questo foro, sagomato come una stella cometa, richiama la simbologia cristiana, ma contemporaneamente allude alla violenza e all'ingiustizia nella regione.

Scritte in inglese e francese sul muro accanto recitano "pace", "libertà" e "amore", seguite dalla frase ironica "offerta soggetta a termini e condizioni", enfatizzando il messaggio politico. L'opera critica le politiche di separazione e le disuguaglianze sociali nel contesto del conflitto israelo-palestinese, utilizzando simboli sacri per evidenziare contraddizioni dolorose e persistenti.

Il Walled Off Hotel, fondato da Banksy, è noto per la sua posizione "con la peggiore vista del mondo" e funge da piattaforma per riflettere sull'impatto del muro sulla vita palestinese e sulla separazione sociale.



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