Raíces - Intervista a Isabel Rodriguez Ramos
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Tutti noi siamo legati a qualcosa o a qualcuno che in un modo o nell’altro ci ha aiutato a tracciare il nostro cammino e diventare chi siamo in questo momento. Sia essa una persona, un'oggetto,o un luogo, la nostra mente e spesso anche il nostro corpo sono portati a volere quel legame, a desiderarlo anche se ci fa perdere in un intricato labirinto fatto di pensieri, ricordi, suoni, parole e odori.
Quando abbiamo deciso di intraprendere il progetto sul sudamerica lo abbiamo fatto anche con questa coscienza, ovvero quella di colmare l’esigenza che avevamo dentro di noi di conoscere le nostre radici e di avvicinarci al legame che abbiamo con la nostra terra, attraverso quello che è il nostro mondo oggi, cioè l'arte contemporanea.
Man mano che entriamo in contatto con i diversi artisti, scopriamo che ognuno di loro porta in sé questa esigenza, questa connessione forte con qualcosa che li induce a produrre.
Così c’è chi macina chilometri per riscoprire la propria storia familiare, chi lotta per difendere i propri ideali, chi pur lontano porta dentro di sé i colori del proprio luogo d’origine, e infine chi, anche non essendo nata in un luogo lo porta nel cuore come un qualcosa di davvero profondo e radicato e attraverso la propria arte lo diffonde, cercando nel modo migliore di colmare quella esigenza profonda di conoscersi.
Chi è Isabel Rodriguez Ramos?
Nata in Italia da mamma italiana e papà cubano, ha instaurato un rapporto profondo con quella parte latina da cui proviene, grazie soprattutto a suo padre, anima meravigliosa, tenace e forte che ha sempre appoggiato e guidato Isabel e non ha mai fatto spezzare quel nodo che li lega alla loro famiglia, che seppur lontana è sempre presente.
In questo modo Isabel ha potuto costruire ricordi che si trasformano spesso in immagini e suoni, e che lei ci restituisce in forma artistica.
Il suo ricercare, però, va al di là del mero esercizio, esso è una costante voglia di appartenenza, di scoprire fino in fondo da dove veramente proviene, e raccontare la terra “da dove non viene, ma che vive in lei”
Il progetto Raìces
Conosco Isabel da non molto tempo, ma quanto basta per capire il valore del suo lavoro e la potenza della sua ricerca. Così, ad agosto, quando mi disse che sarebbe partita per Cuba, la mia affermazione è stata “crea qualcosa anche lì!”, ma lei sapeva già che lo avrebbe fatto, ed infatti un mese dopo, al suo ritorno, mi porta un ricordo fisico di quei giorni trascorsi a Cuba e un lavoro “in itinere” da togliere il fiato.
“Raíces” è un atto artistico collettivo di indagine sulle radici e nasce per sanare quell’irrequietezza perenne che ho provato, e provo tutt’ora, nel crescere lontana da una terra in cui non vivo, ma che vive in me. Nella mia perenne ricerca di un senso di apar-
tenenza, “Raíces” rappresenta un momento di auto-guarigione e fondamentale presa di coscienza.”
Concepito in tre fasi: Istallazione, Performance/ Video Arte, Sound Art, Raìcés parla di famiglia, di tradizione e di profondi legami.
Prima Fase: Istallazione
Proveniente da El Sitio, nella provincia di Pinar del Rio, un piccolo paesino situato all’estremo ovest di Cuba, la famiglia di Isabel ha sempre lavorato la pianta sacra del tabacco. Lì esisteva una grande casa di tabacco di proprietà di uno zio di Isabel, oggi purtroppo distrutta dal passaggio dell’Uragano Ian a settembre 2022. Per fortuna, però, prima della distruzione, qui, Isabel è riuscita a produrre la prima fase del suo lavoro, cioè una installazione collettiva che ha coinvolto tutta la sua famiglia, ovvero la tessitura della parola Raìces in una tela di tapado (stoffa a maglie larghe utilizzata dai contadini per proteggere le piante dai raggi solari) utilizzando le vene delle foglie di tabacco. In questo modo, si è creata il primo vero collegamento, le radici che si intrecciano tra famiglia e tradizione.
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Seconda Fase: Performance /Video Arte
Qui inizia il vero e proprio racconto di questa storia intima. Protagonista è Isabel e quel dualismo che inevitabilmente vive in chi ha questa mescolanza di sangue e tradizioni intrinseco in sé.
Nella performance creata dall’artista e restituita in video, vediamo due entità distinte, due Isabel che si rincorrono senza incontrarsi mai fino alla fine, quando, finalmente, si fondono e riacquistano corpo.
“…due entità fantasmatiche si inseguono nello spazio senza mai incontrarsi pur percorrendo le stesse traiettorie. Solo alla fine del viaggio le due entità convergono, fondendosi e riacquisendo corporeità nell’unione.”
E’ forse come rinascere e acquistare consapevolezza di quello che si è. L’atto di rincorrersi, priva di tutto quello che le pesa, coperta da un semplice velo che copre il corpo impegnato nell’atto di fuggire, ma che è consapevole di dove vuole stare.
Questa seconda fase è fondamentale per capire le esigenze di Isabel. Nulla è lasciato al caso, il luogo, i movimenti, le luci e la restituzione in immagine di quello che l’artista vive in prima persona. Quello che vediamo non è semplicemente un momento, quello che arriva è ricordo, è sentimento, è casa!
Terza Fase: Sound Art
Il lavoro di Isabel è a 360°, dall’immagine rinchiusa in un frame, si passa al video che si fonde poi al suono.
Il suo lavoro, certosino fortunatamente, include anche lo studio e catalogazione dei suoni del luogo. Infatti il video è accompagnato ritmicamente dai suoni provenienti dal luogo stesso, “registrati con un microfono zoom”.
Interessante è la parte armonica, che proviene dalla registrazione di PlantsPlay, il primo dispositivo indossabile che permette di ascoltare la musica generata da piante e alberi direttamente sullo smartphone. Attraverso alcuni sensori collocati sulle foglie o sui frutti, PlantsPlay trasforma le variazioni elettriche in musica, che può essere inviata via bluetooth sullo smartphone.
Isabel ha collegato questo dispositivo sulle foglie di tabacco che, inspiegabilmente, proprio perché avevano già subito il processo di essiccazione, hanno prodotto dei suoni. Questo paesaggio sonoro, curato dalla sound artist Rossana De Pace, ha restituito un completo panorama dei suoni che abitano quel luogo.
Queste tre fasi completano il progetto Raìces. Che non parla soltanto di Cuba e di Isabel Rodriguez Ramos, ma ci spiega un qualcosa di molto più profondo e intimo.
Vivere lontano della propria casa, doverla ricostruire più e più volte, dover ricominciare più e più volte in un luogo che non sentiamo spesso nostro, è un sentimento che non tutti conoscono e che soltanto chi sa di appartenere a luoghi diversi può spiegare…ed ecco che la potenza dello strumento artistico ci viene incontro ed ecco che Isabel, senza parlare ci racconta un mondo che non tutti siamo capaci di percepire.
Ringrazio enormemente Isabel, artista e amica, che in questi ultimi mesi ha voluto regalarmi e regalarci l’incontro con la sua preziosa arte.
Vi invito a visitare il suo sito e i suoi canali social per poter conoscere tutti i suoi lavori.