I COLORI INTERIORI – INTERVISTA A GABRIEL BOTTA
Qualche tempo fa ricevetti una chiamata di un mio carissimo amico brasiliano, mi diceva che stava seguendo con molto interesse la mia ricerca sull’arte contemporanea, e che conosceva un giovane artista, di San Paolo, che poteva fare “a caso nostro”. Gli diedi il mio contatto e qualche giorno dopo mi contatto Gabriel. Fissammo l’intervista per la settimana dopo e con immenso piacere, insieme a Tomas, chiacchierammo moltissimo, scoprendo un piccolo mondo all’interno della “Selva de Pedras” che è la città di San Paolo.
Gabriel è un artista molto giovane, mio coetaneo, che lavora e produce nella capitale paulista. Ha la sede del suo studio in un famoso quartiere in centro, dove hanno lavorato e lavorano tutt’ora molti grandi del panorama artistico brasiliano. Ma non confondiamo il luogo con la persona, Gabriel è un ragazzo molto gentile, educato e sa tantissimo di arte.
Dell’Europa conosce la città di Barcellona, dove ha partecipato ad una residenza di due mesi. Questa esperienza ha lasciato in lui un sapore di “non finito”, tanto da ricercare un modo per tornare, chissà in un prossimo futuro, per finire la sua ricerca e continuare la sua produzione.
Nei suoi lavori vediamo l’istinto e i messaggi del suo io interiore che si materializzano sulla tela attraverso le forme e i colori. Infatti, a differenza di altri artisti che abbiamo intervistato, Gabriel è sì legato al luogo dove vive e dove crea, ma sono i sentimenti e i pensieri a farne da padrone.
La sua ricerca è incentrata sulla traduzione delle immagini in pittura, attraverso lo studio dei gesti e l’utilizzo di diversi materiali e supporti; ogni materiale e supporto, appunto, ha una sua caratteristica precisa, e riesce a donare, quindi, ai lavori, una varietà di momenti e di gesti, manifestando in questo modo la fluidità dei tempi in cui viviamo e lo sviluppo artistico di Gabriel. Grazie a questa puntuale ricerca tra materiali e gesti, la narrativa di produzione di Botta si costruisce e si collega, dando finalmente forma ai suoi lavori.
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Ensaios: 2012/2014
I suoi primi lavori sono denominati “ensaios” (prove), dove Gabriel inizia ad sperimentare, a tradurre i gesti in pittura e in disegno, il supporto è quello cartaceo che viene alcune volte sostituito da un materiale singolare, cioè i teloni che ricoprono i carichi dei camion, molto più robusto della carta.
La differenza c’è e i colori ne risentono particolarmente…Ne risente anche la sua creatività, i primi, quelli in carta non hanno un titolo preciso, mentre quelli in copertura sì. Anche le dimensioni aumentano in modo significativo.
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Descontinuos: 2016
Dalla carta alla tela, dalla tecnica mista all’olio. La serie descontinuos, parla di vita, di momenti e di osservazione, i colori diventano, a tratti, più scuri, quasi volessero nascondere qualcosa, le dimensioni variano, ma non interferiscono sul racconto.
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Ferro:
La ricerca di Botta, come già sottolineato, passa attraverso lo studio minuzioso dei supporti, che sono vari e molto particolari.
Le lastre di ferro sono uno di questi.
Nella serie Ferro, Gabriel prova le proprie azioni nelle lastre di ferro, appunto, che vengono montate, assemblate insieme e lavorate per accogliere le sue pitture.
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Birds, landscape and some figures – Pescador:
Ogni artista ha il suo lavoro preferito, quello che rimane dentro e a cui è difficile separarsi, e anche Gabriel Botta non è da meno.
Pescador è l’opera a cui è più legato, perché sancisce una fase precisa della sua produzione, quella della consapevolezza della strada che sta prendendo il suo lavoro.
Guardando bene l’opera, si nota che ha qualcosa di familiare, infatti è inevitabile non fare un viaggio nella storia dell’arte e andare a pescare un lontano “La Peche” (1860-62) di Manet. Gabriel imposta l’attezione ad un personaggio soltanto quello che compie l’azione della pesca ritraendolo a modo suo con grande precisione e rispetto, tornando al supporto della tela e all’olio, quasi a volerci dire che l’arte contemporanea può incontrarsi con quella moderna, ci può dialogare e farci viaggiare come sempre tra i suoi colori. E questo grazie alla costante ricerca e sviluppo del lavoro dell’artista che può dirsi tale soltanto quando riesce a raggiungere in modo magistrale il legame con quello che è stato, rendendo l’onore che si merita la storia, con un occhio sempre a quello che sarà.
Io e Tomas ringraziamo davvero tantissimo Gabriel per averci aperto le porte del suo atelier (anche se solo virtualmente), e per averci raccontato la sua ricerca e la sua arte.
Potete visitare il suo sito, dove troverete tantissimi altri suoi splendidi lavori.