L’ARCHETIPO MASCHILE – INTERVISTA A ELCIO MIAZAKI
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Élcio Yoshinori Miazaki in arte Élcio Miazaki è un artista e architetto brasiliano un po’ atipico rispetto agli artisti che abbiamo intervistato in passato.
Intanto quello che mi ha colpito di lui è la sua calma e gentilezza, che si contrappone totalmente ai suoi lavori.
Estremamente ordinato come solo un architetto sa essere, Elcio nei suoi progetti artistici racconta il corpo e tutto ciò che ha a che fare con esso, trattando le tematiche della memoria, del quotidiano e della dipendenza uno dell’altro per poter esistere.
I suoi ultimi progetti, però, mettono al centro una tematica accurata, terribilmente attuale, che ha anche un contesto preciso molto sentito dall’artista, tanto da ricercare minuziosamente i dettagli.
Nato tra gli anni Settanta ed Ottanta, Elcio ha vissuto la dittatura militare in Brasile, e questa memoria è rimasta profondamente radicata in lui, tanto da farne il centro della sua ricerca. Ma la dittatura non viene vista dall’artista soltanto come una questione politica, ma anche come una questione che mette al centro l’archetipo della figura maschile, punto centrale di tutto lo studio.
Illusions parla proprio di memoria e della figura del soldato: l’azione principale è quella della ricerca dell’artista, come un archeologo che scava nel tempo cercando strumenti e oggetti di epoca militare. Questi oggetti vengono attentamente posizionati nello spazio e diventano altro rispetto a quello per cui sono stati progettati. Così troviamo, per esempio, un Fenachistoscopio che illustra gli allenamenti dei soldati, oppure un manuale dei primi soccorsi militari che evoca riflessioni. Ma anche fotografie di momenti ludici dei militari, le loro divise e oggetti di uso quotidiano. Tutti attentamente posizionati di modo da creare l’illusione di quello che potevano essere e non lo sono più.
Ma il militarismo è stato anche censura, e di questo parla, appunto, l’opera Batalhão: installazione di svariati buste di carta bianche, quelle comunemente utilizzate per inviare lettere, che sono posizionate accuratamente a terra una di fianco all’altra, accompagnate da una sola busta d’epoca collocata su una parete, che reca la scritta “aperta dalla censura”, tutte le altre buste sono vuote e occupano tutto lo spazio della sala, impedendo la circolazione. L’intento principale è quello di ricordare le innumerevoli lettere che sono state violate dalla censura dell’epoca dittatoriale e che hanno impedito la circolazione delle informazioni nel paese.
Quello che mi ha interessato di più del lavoro di Elcio, però, è stato l’approfondimento che fa attraverso il militarismo dell’archetipo maschile.
L’arte parla molto poco della figura maschile, essa viene vista inevitabilmente come negativa, ma è veramente così? Ultimamente mi sto domandando molto questo: da donna quando potrebbe essere importante approfondire la ricerca della figura maschile nell’arte?
L’uomo è forza e virilità, deve esserlo altrimenti viene etichettato in un altro modo e quindi è indispensabile per loro dimostrare la fermezza nelle proprie azioni.
Elcio su questo ha fatto un lavoro stupendo, si chiama C.Q.D. (como se queria demonstrar), una video installazione che mostra due coppie di uomini (una di ex soldati e una di uomini normali) che riproducono i movimenti illustrati nei manuali dei primi soccorsi militari. L’intento era quello di vedere se la reazione fisica era la stessa di quella illustrata dai disegni del manuale e in che modo questa reazione avveniva tra due persone che hanno avuto un allenamento militare e due che non avevano avuto questa tipologia di allenamento.
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Quello che Elcio mi ha raccontato, con un sorriso sul volto, era che la coppia non militare ha messo tanta forza e veemenza negli esercizi, quasi a voler dimostrare che essendo uomini dovevano avere questo tipo di comportamento, quando invece nella realtà, dimostrata da chi l’allenamento lo conosceva, di forza doveva essere messa molto poca, ci voleva leggerezza e tecnica. Ma non solo, un altro fattore osservato da Elcio è stata la distinzione tra “soccorritore” e “vittima”. Nel caso di ex militari, colui che ha agito da soccorritore, ha seguito questo ruolo praticamente in tutte le procedure, ad eccezione di una sola, quella di ‘rianimazione’ (o respirazione bocca a bocca). Nel video, il soccorritore della coppia di ex soldati, di età in linea con l’epoca in cui questa respirazione non era più raccomandata, ha richiesto un’inversione di ruolo. L’altro ex militare, in quanto più anziano, aveva seguito un addestramento specifico nell’esercito ed ha potuto, quindi, simulare la procedura davanti alla fotocamera. L’altra coppia di uomini, invece, ha chiesto una staffetta in procedure che hanno richiesto grandi sforzi fisici. Ma non era solo questione di resistenza fisica. Il ‘soccorritore’ della prima coppia ha sempre cercato di svolgere il ruolo assegnatogli fin dall’inizio, rivelando un comportamento nell’eseguire gli ‘ordini’, senza metterli in discussione, mentre gli altri due no…
Il rigore, quindi, dato dall’allenamento militare, porta anche inesorabilmente alla persistenza del proprio ruolo.
Ma ad oggi, per i nostri uomini, quanto può essere importante questo rigore? Quanto è radicato nel profondo la veemenza che deve avere un uomo per essere trattato e pensato come tale? Quanto è importante il ruolo dell’uomo e quanto influisce la società in questo?
A voi l’ardua sentenza……..
Ringrazio profondamente Elcio per il tempo che ci ha dedicato, per la pazienza con cui si è raccontato e per l’aiuto che ha fornito al nostro progetto!
Per saperne di più sui lavori di Elcio, che va mooolto al di là di quello che ho raccontato qui, visitate il suo sito