LA RICERCA DELLE ORIGINI – INTERVITA A ALLAN YZUMIZAWA
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“ Il curatore non esiste, non è un essere, non è un sostantivo, un nome… curatore è un modo di essere! Io non mi considero un curatore, io sono un ricercatore e solo qualche volta io mi sento curatore…”
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Da quando abbiamo iniziato le nostre interviste, abbiamo sempre trovato essenziale riuscire ad alternare momenti di chiacchiera riservati agli artisti a momenti riservati agli addetti al settore. Crediamo che sia fondamentale sentire tutti i punti di vista per conoscere e confrontare tutte le realtà che esistono all’interno dell’arte contemporanea in Brasile.
Per esempio, abbiamo capito che, molte volte la figura del curatore corrisponde a quella dell’artista e viceversa. Una situazione che qui in Europa è abbastanza rara, spesso (quasi sempre direi), la figura del curatore è totalmente separata dall’artista e ognuno, in binari paralleli, crea e produce da sé.
Rimane sempre il fatto che il curatore sia un creativo, viva di ricerca e porti alla luce anche esso dei messaggi importanti ed essenziali per la società odierna.
Allan Yzumizawa, è, come avete già intuito, un curatore e ricercatore presso il Museo di Arte Contemporanea di Sorocaba, il MACS. Laureato in arti visive all’UNICAMP fa la scelta di andare a vivere e a lavorare in una cittadina all’interno dello Stato di San Paolo, chiamata Sorocaba.
“ Molte volte penso che questa mia scelta sia stata totalmente sbagliata, perché qui mi va sempre tutto male.. ma è comunque una scelta di coscienza…una scommessa!”
Sorocaba diventa per Allan un punto essenziale di ricerca, incentrando molte volte proprio qui la base dei suoi lavori.
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Corpos de Agua Vermelha:
Quando, dopo gli studi, ritorna a Sorocaba nel 2018, sente la necessità di conoscere la città, iniziando una indagine approfondita sulle radici e le storie che la popolano.
Uno dei progetti che prende vita da questa necessità è “Corpos de Agua Vermelha”.
La ricerca parte dalla lettura di un libro che racconta la figura del leader politico e spirituale João de Camargo, appartenente al quilombo* di Caxambu (San Paolo), e verte sulla necessità di capire la complessità soggettiva dei corpi nel territorio de Sorocaba nella contemporaneità. Il territorio è marcato dalla presenza di vie con nomi dei bandeirantes* sotterrando, in questo modo, tutte le antiche etnie indigene che vivevano lì.
Attraverso la scoperta di una piccola chiesa costruita proprio da João de Camargo, Allan ritrova uno sguardo diverso verso la città, che non è soltanto quello lasciato dai bandeirantes, ma quello vissuto dei quilombos e dagli indigeni. Da questa scoperta arriva l’idea di creare una esposizione di artisti contemporanei di Sorocaba, che abbia come base per questa arte attuale la storia di João de Camargo. Unendo in questo modo la storia con il contemporaneo.
“ Guardare la storia di João de Camargo e guardare la storia di questa piccola chiesa, è come osservare tutta la storia della cultura afro brasiliana, di tutta la cultura indigena, di tutta la cultura bianca che João sintetizza, riuscendo in questo modo a guardare la cultura dei corpi attuali”.
Attraverso questo lavoro di ricerca di Allan è possibile capire il problema della negazione delle proprie origini che spopola tra i brasiliani, e che porta alla mancanza di cultura e di conseguenza al confinamento dell’arte all’interno del territorio, che è una delle mie perplessità più grande, capire, appunto, come mai l’arte contemporanea brasiliana faccia così tanta fatica a uscire dai confini.
Allan ci spiega, che secondo la sua visione, il brasiliano ha ancora l’idea che l’America sia il luogo da ambire, deve somigliare all’americano in tutto e per tutto, dimenticando la ricchezza che hanno a casa propria.
“ Il brasiliano, parlo in modo generale, ha quello che chiamiamo il “complexo vira lata* ha sempre voglia di somigliare alla classe media americana, quello che io sento è che la mancanza di educazione culturale fa sì che queste persone cancellino ( o facciano finta di…) le proprie radici. Settanta per cento della popolazione brasiliana ha una discendenza indigena, e in questo modo, finiscono per cancellare queste radici e tradizioni. Credo che manchi l’autostima dell’essere brasiliano, ed è questo che io cerco nei miei lavori. La cultura caipira* (dal tupiguarani: colui che viene dalla foresta) unisce le tradizioni indigene e quelle africane, ha una radice molto antica, ma qui finisce per essere un termine negativo, e così le persone negano le proprie origini”
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Proposta di mostra per non umani: Exercizio Ka’a
Il più recente progetto di curatela di Allan è Exercizio Ka’a.
Lavorando all’interno di una grande Istituzione museale come il MACS, Allan ha percepito che aveva poca libertà di creazione, lui è un curatore della nuova generazione, a cui piace portare all’estremo la propria ricerca per capire fino in fondo il risultato, e questo non è possibile all’interno di una Istituzione.
“All’interno del museo io non posso fare qualunque cosa, devo rispondere, ovviamente, alla direzione. Io ho un ruolo lì dentro… ma è ovvio che non posso fare il matto!”
Soltanto al di fuori di questo ambiente Allan riesce ad andare a fondo su cosa significa per lui la curatela e l’arte contemporanea.
“ Io amo molto la cultura, mi piace moltissimo riflettere sulla cultura, guardare questo strato dell’umanità, ma non la parte tecnocrate o razionale, ma lo strato culturale, che per me dimostra una nostra forma di esistere e di essere nello spazio e nel tempo, il risultato di questa riflessione, non sarà necessariamente un testo critico, ma può essere anche un video, una mostra, un libro…ed è lì che inizia la curatela!”
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Exercizio Ka’a, comprendendo quello che vuole dire curatela per Allan, nasce come una critica all’Istituzione, che crede che l’arte deve succedere e può succedere soltanto all’interno della galleria o del museo. Il pubblico diventa fondamentale per la mostra, diventa il fulcro all’interno dell’esposizione, ma un curatore non deve per forza creare una mostra. Da questa idea di base, Allan ha creato una provocazione agli artisti, invogliandoli a creare in un ambiente che non sia per forza incentrato sul pubblico, e il risultato è stato a dir poco fantastico.
“ …pensare in dialogare con la foresta, in dialogare con gli animali, dialogare con gli spiriti.. A partire da questa prospettiva si rompono tutti gli stereotipi moderni che separano le nozioni di natura e cultura. In questo modo, la curatela stimola l’esercizio creativo a incentrarsi in un ambiente differente, e a focalizzarsi anche in un pubblico non umano”
Lucas Alves, La Ursa, 2022
Cris Peres. Matriz de Cabeça, Rito à Jacoca, 2022. Vídeo 6’38”. Imagens: Paulo Pontes
Serge Huot. Presentidade, 2022. vídeo 2 canais. 1’11”. Registro por Paulo Pontes
Ho trovato davvero fondamentale questa intervista ad Allan, per me e per la mia carriera, mi ha aperto tantissimo gli occhi per interi argomenti che non avevo ancora nemmeno in mente di affrontare. Allan spiega con delicatezza e intelligenza tutto questo mondo dell’arte in Brasile che può dare tanto anche al di fuori del proprio territorio, ma che ancora deve imparare come…
Di Allan possiamo scrivere un testo lungo tantissime pagine, ma poi si perderebbe il senso di questa nostra chiacchiera, perciò se volete (e dovete assolutamente!) approfondire un pochino del suo lavoro, potete visitare il suo sito.
Alla prossima intervista…
*quilombo: comunità fondata da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile all’epoca della schiavitù. I quilombo costituirono un’importante forma di resistenza alla schiavitù.
*bandeirantes: furono esploratori coloniali portoghesi e brasiliani che presero parte alle “bandeiras”, o spedizioni esplorative.
*vira lata: è un cane bastardino che non ha una razza definita
*caipira: abitante della campagna, contadino