L’ESSENZA DELL’ARTE – INTERVISTA CON ALEXANDRE MORA SVERZUT
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Ho conosciuto Alexandre nel lontano 2015, quando lavoravo per una nota fiera d’arte torinese. Da quell’incontro ci siamo persi di vista, fino alla prima pubblicazione di #brazilianart, quando Alex mi ha chiamato e da lì è iniziata una collaborazione fantastica.
Alexandre Mora Sverzut nasce in Brasile, ha iniziato a ragionare in modo creativo già da molto piccolo, ma i primi lavori da autodidatta li produce a partire dal 1996, quando si trasferisce a San Paolo per studiare e comincia a frequentare il panorama artistico dell’epoca. Lavora in banca per mantenersi, ma insoddisfatto del lavoro monotono decide di licenziarsi e di partire su una nave da crociera. Approda a Roma nel 2007, e quello che deve essere soltanto l’ennesima tappa prima del ritorno diventa definitivamente casa. Si trasferisce subito dopo a Savona, dove con soltanto un piccolo asciugamano come bagaglio, inizia a cercare un futuro in terra ligure. Da quel momento comincia una assidua ricerca e una grande e continua produzione che spazia tra tecniche e supporti diversi, dalla pittura all’istallazione, dalla fotografia alla scultura fino ad approdare ai graffiti.
L’inconscio è una tematica centrale nella sua produzione, frutto di studi e approfondimenti nel campo della psichiatria, sociologia e antropologia. Attraverso gesti semplici crea le sue figure, quasi astratte, che vengono risaltate dalla potenza cromatica.
Non è stato semplice scegliere tra la sua grande produzione cosa fosse più interessante raccontare, perché tutti i suoi lavori si legano tra di loro con un sottile fil rouge, creando un dedalo potente di storia profonda.
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I graffiti:
La serie dei graffiti è l’ultima creata da Mora, lavori singoli di grandi dimensioni, che riprendono la tecnica muraria, appunto, ma su tela. I personaggi sono riconoscibili e portano in sé la linea guida di produzione dell’artista brasiliano, rendendoli individuabili ma allo stesso tempo unici per cromia e tecnica.
Emorragia:
Emorragia è il lavoro che è ora in esposizione nella sua galleria (la MoraModernArtGallery di Savona).
Una intensa e “fastidiosa” opera installazione (composta da undici installazioni e nove immagini fotografiche, alle quali vengono accompagnati brani di Mario Rechtern e Linda Sharrock) che vuole innescare una precisa riflessione ed essere monito a prestare attenzione alle minacce permanenti, all’integrazione e alla distribuzione delle risorse, […]una allerta rispetto a tutto quello che ci espone a una vulnerabilità sociale e all’inevitabile EMORRAGIA universale.
Il visitatore viene inserito in una atmosfera surreale fatta di eleganti “mise en place” composte da piatti bianchi e strumenti chirurgici perché non ci sono più corpi da nutrire,
quei corpi che sono stati tagliati, divaricati, sventrati, sezionati, svuotati, dissanguati.
Il messaggio di fondo è preciso e chi riesce a superare la barriera limite data dalla situazione incomoda davanti alla quale si troverà riuscirà a percepirlo pienamente.
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Mulecada:
Mulecada è una serie che mi ha colpito molto già dal titolo.
Ha come protagonisti proprio i ragazzi (mulecada in portoghese), bloccati in un fermo immagine sulla tela a richiamare un tempo che ormai non torna più indietro. Il ragazzino, il “muleque”, poi cresce e diventa adulto, dimentica il gioco, e la sua ingenuità di un tempo ormai passato diventato mero ricordo.
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Pencil
Pencil è un lavoro diverso dagli altri, semplice esercizio monocromatico, dove la matita dialoga intensamente con la carta e fanno, insieme, emergere i personaggi racchiusi nell’inconscio dell’artista.
Manca la cromia, ma il gesto è intensamente presente, ed è ciò che rende vivo il protagonista dell’opera.
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Ocra
Ho deciso di parlare per ultimo della serie Ocra, perché secondo me è il modo giusto di concludere un percorso tra i lavori di Alexandre.
Ocra oltre a parlare di lui, Alexandre Mora Sverzut, parla tanto del posto da cui lui proviene, il Brasile e lo fa attraverso l’utilizzo di un singolo colore, l’ocra di Provence appunto, che mescolato e lavorato restituisce luce, ombra e storia.
A ciascun dipinto si accompagna l’ascolto di un brano musicale di grandi icone del panorama della musica popolare brasiliana quali Vinicius de Moraes, Antonio Carlos Jobim e Hector Villalobos.
Ma il lavoro di Alexandre Mora Sverzut non è tutti qui, basterà cinque minuti di chiacchiera con lui per capire quanto profonda e piena è la sua produzione. Perciò vi invito a visitare il suo sito e la sua galleria d’arte, in attesa dei prossimi eventi.